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Caratteristiche fondamentali
del Partito Comunista Operaio D'Iran



Cosa forma la base della nostra unità come tendenza e come partito? Da quali premesse generali deriviamo le nostre risposte concrete a questioni che il comunismo affronta oggi? Penso che nel corso dei recenti anni abbiamo detto e scritto abbastanza sulle nostre differenze, come comunisti operai, da altre tendenze nella Sinistra. Quindi, mi soffermerò soltanto su quei tratti che, a mio parere, caratterizzano il nostro movimento politicamente, e formano le basi politiche del Partito Comunista Operaio d'Iran.

1 - Il carattere sociale oggettivo del socialismo operaio

Un punto centrale che noi coerentemente enfatizziamo lungo i nostri dibattiti degli anni recenti è che il socialismo operaio è un movimento sociale che esiste indipendentemente e non è un derivato della attività di marxisti o comunisti. E' un movimento storicamente avviato, e che va avanti. La lotta contro il capitalismo con l'obiettivo di rimpiazzarlo con il socialismo tramite una rivoluzione proletaria classista è, all'interno del proletariato, una visione vivente e fermamente radicata .è una tradizione vivente di lotta. La teoria o la consapevolezza di questo movimento può, in ogni dato momento, esser precisa o imprecisa, giusta o sbagliata. Comunque esiste sempre una corrente all'interno del movimento proletario classista che aspira, e costantemente prova, a spingere l'intera classe in questa direzione socialista.

Il nostro primo distintivo punto di partenza è, quindi, che noi vediamo socialismo, comunismo, il comunismo operaio, prender forma nel contesto di una tale lotta reale e oggettiva da parte della classe operaia, anche se a volte debole e limitata in raggio d'azione, che è sempre in moto nella società contemporanea. Socialismo non è un modello, una utopia o un profondo progetto per la società, che aspetta soltanto noi socialisti per metterlo in atto. Non è un disegno arbitrario, o una prescrizione esportata dal regno della ragione al campo della pratica. Il socialismo è principalmente ossatura per una determinata lotta sociale che è intrapresa inevitabilmente e indipendentemente dalla presenza o assenza di un partito; uno sforzo sociale che è andato avanti per quasi tutto il diciannovesimo e ventesimo secolo e che è ancora chiaramente osservabile, oggi

Chiaramente, differenti tendenze sociali cercano di influenzare questo movimento, questo sforzo di classe, e guidarlo in direzione delle loro proprie vedute. Malgrado ciò la lotta della classe operaia contro il capitalismo e per l'uguaglianza sociale cova sotto qualunque copertura altri movimenti sociali o partiti cercano di avvolgerla. Questo movimento lo si può distinguere da altri movimenti nella società contemporanea per i suoi obiettivi sociali generali, per la sostanza e il punto focale della sua protesta dentro la società presente, e per le sue origini sociali di classe... C'è sempre una parte della classe operaia che non si accontenta di una lotta difensiva, che non crede che può avere ciò che veramente le appartiene restando nell'ambito dello stato di cose presente, che pensa che il capitalismo dovrebbe far posto al socialismo, che crede che la borghesia deve esser espropriata dei mezzi di produzione e infine che crede che per ottenere tutto questo è necessario unirsi e fare una rivoluzione. Non è altro che la definizione giusta del socialismo proletario.

Persino dietro le attività di sindacati di destra, dietro le parole di leaders sindacali locali, per quanto ingenue e timide tali parole possano essere, noi riconosciamo determinati fatti che riguardano la tendenza socialista e la lotta socialista della classe operaia; fatti che molte tendenze della sinistra radicale sono essenzialmente incapaci di vedere. Perché le illusioni di destra all'interno della classe operaia sono acquisite dall'esterno, mentre le tendenze anticapitaliste, tendenze che forzano i leaders sindacali a esprimersi, sono intrinseche e autentiche. Il socialismo operaio è la tendenza dentro la classe che crea leaders radicali, e mantiene sotto pressione costante i leaders non radicali.

Riconoscere e enfatizzare, quindi, l'esistenza di uno sforzo socialista, oggettivo allo interno della classe operaia stessa, a prescindere dalla espressione intellettuale che può trovare in differenti periodi, è una delle nostre importanti caratteristiche distintive come corrente e come tradizione politica. Noi vediamo oltre le attività quotidiane del movimento dei proletari la oggettiva esistenza di una componente socialista dentro la classe operaia e crediamo che l'organizzazione comunista deve svilupparsi nel contesto di questa reale e sociale tradizione di lotta.

Il partito [che formiamo oggi] appartiene a questa tradizione, non alla tradizione della opposizione radicale iraniana, o alla sinistra iraniana nel suo insieme. Le origini sociali e politiche di questo partito non si trovano nella lotta contro la monarchia, contro il regime islamico, contro la dittatura o l'imperialismo. Questo partito si è formato nella tradizione della lotta degli operai per la uguaglianza economica nella società .una lotta socialista che si è sempre costantemente data nel capitalismo e solo li il Partito Comunista Operaio d'Iran cerca la sorgente della sua energia e della sua forza.
 

2 - Internazionalismo

Questa è un'altra caratteristica della nostra tradizione. Non solo la nostra concezione del mondo ma anche la nostra pratica politica ha una base internazionalista. E' evidente già da oggi che chi ha la benché minima inclinazione per il concetto di "patria", compreso quello spettro nella sinistra che, nelle rare occasioni in cui parla di lavoratori e delle loro richieste, ancora si riferisce ad essi come "operai della nostra patria", non entrerà nel partito. Il nazionalismo ha un significato fortemente negativo nella nostra tradizione. Oggi parliamo di nazionalismo e patriottismo con un tono che sarebbe stato inconcepibile per la sinistra iraniana dieci anni fa.

Il PCO d'Iran non ha simpatie nazionaliste di nessun genere. Parliamo di genere umano e poi parliamo di proletari. Questi sono i validi concetti per noi. Non vediamo nessuna altra divisione e classificazione valide della popolazione umana che possa cadere tra queste due. Certo che richiediamo, e ci battiamo per questo, la abolizione di ogni discriminazione basata su svariate divisioni e categorizzazioni della umanità; ma queste divisioni, in sé, non formano il punto di partenza per il nostro lavoro politico e la nostra organizzazione politica. Non siamo sorti da nessuna lotta nazionale, non riconosciamo alcun confine nazionale o statale nel nostro lavoro politico e di agitazione. La lotta di classe, ovunque, è il centro della nostra attività.

Perseguiamo una strategia mondiale. E in Iran, dove abbiamo coinvolgimento e influenza diretti, perseguiamo, come parte della nostra strategia mondiale, un programma politico di azione più diretto e più esauriente...
 

3 - Socialismo come obiettivo finale

... Il socialismo è stato definito e interpretato in una quantità di modi differenti. Noi siamo una delle poche correnti che insistono energicamente che il socialismo va identificato con la abolizione del lavoro salariato e la creazione di uguaglianza economica tra le persone. Questo significa uguaglianza nello status delle persone nella produzione sociale.

Ciò ci contraddistingue nettamente da tutte quelle correnti che identificano il socialismo con l'economia statale pianificata, con l'industrializzazione, o con la redistribuzione della ricchezza e cosi via. Noi sosteniamo che socialismo richiede abolizione del lavoro salariato, e la trasformazione dei mezzi di lavoro, mezzi di produzione, in proprietà comune della società. Benessere sociale e sicurezza economica delle persone possono essere solamente il risultato di una tale rivoluzione nei fondamenti economici della società.
 

4 - Concezione marxista del mondo e critica marxista

Questo partito si è formato nella tradizione marxista, e in difesa di Marx. Il comunismo operaio, a mio parere, non approda a nulla senza il marxismo. Difendere Marx e il marxismo, come una critica sociale, è un tratto distintivo della nostra tradizione.

C'è un bel po' di gente oggigiorno che forse vuole mantenere i propri partiti di sinistra, gironzolare nella scena politica come socialisti, ma, nel contempo, considera che per poter far ciò uno dovrebbe prima di tutto modificare o rivedere il marxismo. Come, ad esempio, cercare di mettere insieme "democrazia" e "mercato" con marxismo e socialismo. Per quanto ci riguarda queste sono inutili assurdità ... Credo che la maggioranza di coloro che abbandonano il marxismo son persone che lo avevano accettato in previe occasioni non come una concezione critica, illuminante, ma come una scuola di pensiero che andava per la maggiore e che si era imposta su di loro. Una gran parte di loro è fatta di persone che usava la terminologia marxista come un raccoglitore per vedute e aspirazioni sociali aliene al marxismo. Fino a poco fa il mondo pullulava di tal genere di marxisti.

Credo che la critica sociale di Marx è indispensabile per il comunismo operaio e il partito comunista operaio. E personalmente vedo come una delle maggiori differenze con la maggioranza delle tendenze all'interno del movimento degli operai la loro negazione di Marx e della critica marxista.

Noi siamo i marxisti del movimento degli operai. Dovremmo sfidare le tradizioni non-marxiste nel movimento. Dovremmo criticare, da un punto di vista marxista, la maniera con cui essi spiegano la condizione della classe operaia, la società, l'economia, lo stato, la religione, il regime politico, eccetera. Obiettivo fondamentale della nostra tradizione e del nostro partito è che i leaders proletari diventino marxisti.
 

5 - Le cause del mancato successo storico del comunismo operaio

Il nostro bilancio della storia della lotta socialista della classe operaia, e delle cause del fallimento del comunismo finora, è di per sé una caratteristica e un tratto distintivo della nostra tradizione.

La domanda a cui ogni comunista dovrebbe rispondere oggi è: "Perché è avvenuto tutto questo? Cosa mai è accaduto al comunismo"? Già in parecchi si son fatti avanti con quelle che considerano delle risposte. E ci dicono "La teoria marxiana era sbagliata", "II leninismo era un falso contributo al marxismo", "Il socialismo, in generale, è sempre stato una utopia; non è praticabile", ecc. ecc.

In risposta a spiegazioni di tal sorta, o, piuttosto, nello spiegare le condizioni del comunismo oggi, noi portiamo avanti un argomento totalmente differente. Noi diciamo che ciò che in pratica è arrivato a un binario morto era un altro movimento sociale e di classe; un movimento che non ha relazione, se non nel nome, con il socialismo, con il marxismo, e con il movimento sociale della classe operaia. Ciò di cui oggi siamo testimoni è la sconfitta di un preciso movimento sociale pseudosocialista che è emerso nel ventesimo secolo e era espresso e rappresentato dai partiti governanti nel blocco orientale e dai suoi vari rami pseudosocialisti - simpatizzanti o critici della corrente principale - al di fuori del blocco. Senza dubbio, tale collasso richiede una analisi accurata per proprio conto. Ma quello che dobbiamo spiegare è la inefficacia finora del movimento socialista della classe operaia in quanto distinto da questo blocco.

La creazione del blocco orientale ha avuto effetti deleteri sul movimento socialista della classe operaia. Nei fatti, esso è stato eretto come monumento alla sconfitta di tale movimento. La rivoluzione del 1917 fu prodotto del nostro movimento. Ma venimmo sconfitti in Unione Sovietica; non oggi, ma molto tempo fa. E' molto tempo fa che siamo stati sconfitti li, costretti all'isolamento, e perso la vasta influenza che godevamo sia all'interno del movimento degli operai che nella politica internazionale.

Dunque, se ci si chiede oggi, "Perché il comunismo non è approdato a nulla un secolo e mezzo dopo Marx"? la risposta sarà: la borghesia ci ha inflitto una seria sconfitta nel seguito della rivoluzione del 1917; una sconfitta da cui non abbiamo ancora potuto riprenderci. E' stato, perciò, la nascita del blocco orientale (e non la sua caduta) che ha portato alla sconfitta del comunismo operaio...

La mia opinione è che il movimento comunista della classe operaia è [da allora] sempre esistito parallelamente al comunismo ufficiale; esattamente per questo dovremmo usare, invece della parola "comunismo" che riporta alla mente questa corrente ufficiale, non proletaria, il termine "comunismo operaio" al fine di far riferimento al nostro movimento di classe...

Siamo in grado di spiegare le ragioni della nostra sconfitta storica. Possiamo spiegare perché movimenti borghesi presero a prestito gli slogan e il linguaggio del nostro movimento. Possiamo spiegare perché e per quali debolezze e deficienze il nostro movimento fu sconfitto dal nazionalismo nella esperienza della Unione Sovietica. Possiamo spiegare quali erano le basi sociali e gli obiettivi ditale falso socialismo. E, oggi, possiamo spiegare perché questo polo dominante è esso stesso stato infine sconfitto, e cosi via.

Come comunisti operai, non riconosciamo quindi la crisi del polo ufficiale del comunismo come la crisi del comunismo operaio, e consideriamo questa essere una prospettiva che ci distingue da altre tendenze. I nostri propri problemi, il nostro isolamento, la nostra incapacità ad affrontare le sfide del mondo contemporaneo, e cosi via, sono molto più di vecchia data. Come dicevo, la nascita del blocco sovietico è essa stessa una indicazione dell'isolamento del nostro movimento sociale. La nostra risposta alla situazione odierna è di conseguenza non rivedere i principi teorici e pratici del nostro movimento di classe, ma intensificare i nostri sforzi.

Lasciatemi aggiungere un commento personale su una faccenda rispetto alla quale altri compagni possono avere vedute differenti. In alcuna maniera io vedo la vittoria di questo movimento comunista operaio come inevitabile. Non considero nemmeno la sua crescita come inevitabile.

... La protesta dei proletari contro il capitalismo è, ovviamente, inevitabile. Ma nessuno può asserire che tale protesta inevitabilmente si darà sotto la bandiera del comunismo operaio - come movimento con particolari visione e strategia politiche e economiche. Non credo in questa ineluttabilità; ed è per questo che le scelte coscienti che uomini e donne in carne ed ossa compiono nei diversi stadi, e la pratica reale dei differenti movimenti ai diversi snodi, sono per me di importanza vitale. Se abbiamo da fare passi avanti, quelle scelte e pratiche devono essere corrette e comunistiche. Persone in carne ed ossa e generazioni viventi della classe operaia decidono il destino di socialismo e comunismo.

La vittoria del socialismo non è un risultato inevitabile e predeterminato della storia. Forse nel diciannovesimo secolo le opzioni concrete a disposizione della borghesia sembrarono limitate agli occhi dei socialisti del tempo e cosi possono essersi chiesti "alla fine, che cosa può veramente fare la borghesia per evitare la pressione della enorme classe sfruttata"? Oggi, comunque, la borghesia è in grado di distruggere fisicamente il mondo, può renderlo sterile, fare in modo che le persone siano in tale disperato bisogno di pane e ossigeno che il socialismo neanche passa loro per la testa. Una moderna schiavitù può altrettanto essere il destino del mondo, almeno per parecchie generazioni.

In breve, ciò che è in ballo qui è il destino di un preciso movimento : il movimento socialista della classe operaia. La causa dello stato di cose presente, la causa della sopravvivenza della barbarie capitalista finora, è che questo movimento fu sconfitto in una precisa svolta decisiva nella storia contemporanea. Fummo sconfitti nella esperienza della Unione Sovietica; una sconfitta che ha condizionato il destino del mondo per molti decenni. Noi non eravamo appropriatamente rappresentati né intellettualmente né politicamente nelle fatali controversie che ebbero luogo negli anni '20 circa il corso post-rivoluzionario della economia sovietica. Non eravamo preparati in anticipo per quella sfida. Nessuno dei dirigenti del movimento socialista della classe operaia russa entrò in quel periodo con una visione economica lucida, e dunque non si organizzò nessuna resistenza, dal punto di vista del comunismo operaio, contro l'avanzata del nazionalismo e della concezione economica borghese ... Non abbiamo avuto successo nel mantenere la nostra forza di classe sotto la nostra stessa bandiera. Perché in pratica ci venne a mancare, in uno stadio decisivo e con riferimento a una questione chiave dell'epoca postrivoluzionaria [cioè, la questione del contenuto economico della rivoluzione d'Ottobre] ogni bandiera o programma indipendenti...

Anche ora il nostro futuro dipende, allo stesso modo, interamente dalla pratica concreta del nostro movimento e dei suoi attivisti; da ciò che fanno, e da quali concezioni hanno e portano al movimento dei proletari. Se operiamo correttamente, funzionerà; altrimenti, no. Non ci sono ineluttabilità storiche qui
 

6 - Rivoluzione e riforma

Altro tratto caratteristico, e secondo me assai significativo, della nostra tradizione politica è come vediamo la relazione tra rivoluzione e riforma. La sinistra radicale è sempre rimasta tipicamente isolata dai veri movimenti sociali per le riforme e di conseguenza è stata oggetto di scherno da parte degli attivisti ditali movimenti. Più una tendenza è stata "radicale" e di sinistra, più isolata è diventata, e è rimasta altrettanto incapace di influenzare le condizioni sociali del proprio tempo. Sembra che mantenere la propria integrità politica, o rimanere radicale nei propri ideali programmatici, sia stato in relazione inversa a guadagnare concreta forza e influenza. Le idee rivoluzionarie appaiono incompatibili con l'azione efficace. La verità è che, io credo, una tale contraddizione è veramente esistita nel pensiero della sinistra radicale. Per loro, il marxismo è meramente una teoria e non un movimento sociale che deve esprimersi in varie dimensioni pratiche.

E' caratteristico della nostra tradizione, comunque, che il suo rivoluzionarismo comunista è non solo compatibile con la sua quotidiana attività di portare avanti miglioramenti nelle condizioni dei lavoratori, e nello stato di cose nella società economico, politico, culturale, giudiziario, ma è inseparabilmente connesso ad essa. Vediamo persone e classi non politicamente statiche e prive di forma ma in lotta costante per migliorare la loro società e le proprie condizioni di vita. Nessun comunista può ignorare questa lotta concretamente in atto e allo stesso tempo fare appello a una rivoluzione che manifestamente rimane indipendente da essa.

La questione della relazione tra rivoluzione e riforma, e quindi la relazione dello elemento rivoluzionario con elementi e organizzazioni attrezzati a riforma sociale, è uno dei pilastri principali della nostra concezione. Per noi, tale questione è fonte di una serie di conclusioni programmatiche, tattiche e pratiche. Problemi quali il rapporto della rivoluzione degli operai con i numerosi movimenti per la libertà e la giustizia sociale che emergono allo interno della società esistente con obiettivi più ristretti, il comportamento del partito degli operai nei confronti dei sindacati, la relazione tra il nostro programma rivoluzionario per la società e le nostre richieste immediate in varie aree, il problema del lavoro legale e illegale, e cosi via, tutti si incardinano su una determinata comprensione del rapporto tra rivoluzione e riforme.

Comunque, capire il significato della lotta per le riforme, e dissolversi nel riformismo, non sono identici. E' vero che, senza coinvolgersi nelle proteste correnti nella società, lo elemento rivoluzionario comunista all'interno della classe operaia è condannato a rimanere marginalizzato e incapace di influenzare effettivamente la classe operaia nel suo insieme. Ma è ugualmente vero che senza rappresentare esplicitamente il socialismo e la rivoluzione degli operai all'interno della classe operaia, la tendenza socialista operaia non solo non riuscirebbe neanche ad avvicinarsi al suo obiettivo rivoluzionario, ma lascerebbe anche i movimenti di riforma prigionieri entro i limiti di miopi visioni e politiche borghesi....

Non è abbastanza per noi apparire, e essere riconosciuti, una corrente attiva e sincera nei movimenti di protesta degli operai, una corrente che è partecipe, e invero parte integrante di questi movimenti. Ciò proverebbe i nostri distinguo dalla sinistra radicale. Il nostro comunismo, comunque, comincia al punto in cui noi ci manifestiamo in questi movimenti, cioè nella nostra stessa classe, come corrente critica delle correnti non socialiste, come corrente che persegue una causa più fondamentale e un cambiamento più radicale, come una corrente marxista che propaganda una prospettiva particolare dentro la classe.

Appoggiare i sindacati e avere stretti rapporti con la loro sinistra, rafforzare il movimento sindacale nel suo insieme contro la borghesia, è questione di vitale importanza. Ma, noi dobbiamo sottoporre a scrutinio, come lavoratori comunisti, le concezioni, le politiche, e le vedute delle organizzazioni della classe operaia e i loro dirigenti. Democratizzare questo o quel sindacato industriale negli Stati Uniti, ad esempio, è un bel lavoro. Ma, un comunista operaio dovrebbe anche confrontare i dirigenti ditale movimento con questioni come: che succederà alla fine, diciamo tra trent'anni, dopo che finalmente il sindacato sarà democratizzato? Cosa ne pensate di comunismo e marxismo? Che alternativa avete per la riorganizzazione della società? Secondo voi, come può esser portata a compimento infine la liberazione totale dei proletari? I dirigenti radicali degli operai negli Stati Uniti, Canada, Germania, Inghilterra, ecc. andrebbero affrontati con la questione del perché non sono comunisti; perché non hanno nulla da dire e nulla da fare per quanto riguarda le fondamenta economiche del sistema presente, lo stato, la religione, il sistema educativo, l'uguaglianza dei sessi, la tendenza alla guerra delle potenze, e via di questo passo. Non critichiamo l'isolazionismo settario della sinistra non-proletaria soltanto per imboccare, al passo seguente, gli atteggiamenti vocazionali e ugualmente isolazionisti dei movimenti riformisti degli operai, e la loro alienazione dalla causa generale della rivoluzione sociale della classe operaia. Noi siamo quella tendenza dentro la classe operaia che vede il proletariato non solo capace ma costretto all'intervento esteso nella vita economica, politica, culturale, intellettuale della società. Vogliamo che l'operaio emerga come la forza che presenta alla società umana intera una reale alternativa. Consideriamo concezione socialista, teoria, critica sociale, unità per la rivoluzione sociale qualcosa di vitale; cosi come vitali sono per noi gli aumenti salariali, il sussidio di disoccupazione, il diritto di sciopero, e di organizzazione per avanzare miglioramenti nella condizione economica e politica delle classi lavoratrici. Ciascuno di questi aspetti esprime un momento differente di come la classe operaia vive, lotta, afferma sé stessa; aspetti che consideriamo indivisibili e indispensabili. Dobbiamo criticare tutte le tendenze sociali, di classe operaia o altre, che spezzettano questa unità e mantengono i proletari lontani dalla rivoluzione sociale e la rivoluzione sociale lontana dai proletari.
 

7 - Partito e classe

Altra caratteristica della nostra corrente è la nostra comprensione del rapporto partito-classe. Il nostro partito è il partito di una determinata tradizione di lotta all'interno della classe stessa. Il suo rapporto con la classe operaia è quindi basato sul rapporto ditale tendenza nella classe con il proletariato nel suo insieme. Ciò vuoi dire, innanzitutto, che non è un partito formato da un certo numero di riformatori sociali per la salvezza della classe operaia, ma un partito formato da una parte, una tendenza, all'interno della classe operaia stessa con il compito di unire e guidare l'intera classe verso i suoi obiettivi di classe.

In secondo luogo, è perciò chiaro che il partito comunista operaio non è il partito di "tutti gli operai" a prescindere della loro visione e dei loro obiettivi sociali e politici In altre parole, non è né un partito derivato da una idea o teoria preconcette che ora viene offerto alla classe operaia né un partito di tutti i lavoratori senza considerare il loro punto di vista o prospettiva sociali. Questo è il partito dei proletari socialisti che porta avanti una critica più di fondo e di vasta portata del sistema presente.

Noi ci consideriamo non un partito politico esterno alla classe ma il partito di una tendenza critica, con una precisa prospettiva sociale, dentro la classe stessa. E' perciò per noi importante confrontare altre tendenze dentro la classe teoricamente, politicamente, ideologicamente.
 

8 - Il movimento dei consigli

Rispetto alle forme generali di organizzazione per la lotta della classe operaia, noi apparteniamo alla tradizione dei soviet. Siamo un partito che difende i soviet come la forma principale di organizzazione e azione diretta delle masse proletarie; ed è da questo punto di partenza che trattiamo altre forme di organizzazione degli operai...

Se una corrente è realmente parte della classe e cerca di unirla e organizzarla, essa può rigettare altre forme di organizzazione e chiedere agli operai di abbandonare tali forme, i sindacati ad esempio, soltanto nella misura in cui è essa stessa in grado di indicare una alternativa esistente agli operai... Se il movimento dei soviet si è affermato in maniera abbastanza solida da esser capace di farsi carico di quegli aspetti della lotta difensiva che sono attualmente organizzati dai sindacati, allora sarebbe piuttosto corretto chiedere ai proletari di lasciare i sindacati e entrare nei soviet e nel movimento dei soviet... Altrimenti, se tale alternativa non è concretamente aperta per gli operai, allora sarebbe una mossa chiaramente antioperaia indebolire i sindacati, Il nostro atteggiamento verso i sindacati non può essere dello stesso genere di quello verso le istituzioni religiose o statali.

In un certo senso, ciò si ricollega a quello che dicevo a proposito del significato delle riforme e il rapporto rivoluzione/riforma, I sindacati salvaguardano, in un modo o nell'altro, certe riforme sociali e conquiste della classe operaia. Essi sono organizzazioni per ottenere e difendere riforme. Ci si può immaginare quale miseria arriverebbe a prevalere nel mondo oggi, in assenza di migliori alternative organizzative per la classe operaia, se non ci fossero affatto dei sindacati.

Ci sforziamo di costruire e rafforzare il movimento dei consigli all'interno della classe operaia. E nella misura in cui progrediamo, facciamo appello ai proletari perché si uniscano a questa alternativa. Riconosciamo il valore dei sindacati per le lotte operaie in assenza di forti soviet e movimenti per i soviet, ma non abbandoniamo i nostri autonomi presupposti critici nei confronti dei sindacati.


Mansoor Hekmat
Giugno 1992


Traduzione di Alfonso di Torino
Raccolta documentazione a cura di Mohamed Hassan Jabbar
hekmat.public-archive.net #0770it